giovedì 15 dicembre 2011

buon Natale






Non so come, ma ci sono riuscito.
Ad infilare un filmato flash sul blog.
Ed allora ... Buon Nataleeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee

martedì 22 novembre 2011

Mano fantasma










La guida cui faccio riferimento è la sulla home da due anni che aspetta di essere scritta.
Ho pensato che fosse ora di scriverla. Non so bene se per festeggiare alcunchè o alcuncosa, che a fare due conti diventa alcunchecosa, temo. E temo di non sapere come mai non riesco a non scrivere scemate come questa.
La guida l'ho sistemata fra le animazioni difficili (nel sito a cui faccio riferimento c'è una pseudo classificazione delle animazioni in base alla presunta difficoltà), ma non è poi difficile, visto che il disegno base viene fornito e non c'è da fare altro che un po' di modifiche per un'animazione semplice e veloce.



Questa la guida: mano fantasma

giovedì 29 settembre 2011

Volo di rondini










L'estate sta finendo.
Anche l'estathe sta finendo, ma a me frega poco, hodio l'estathe.
In compenso le rondini si stanno organizzando per il viaggio autunnale e fanno il pieno in riva al mare.

Tutto ciò è solo didascalia per l'animazione sovrastante.
La cui realizzazione non è particolarmente complicata, ma neppure semplicissima.
Fra l'altro è un'animazione schematica dal punto di vista grafico.
Può tuttavia costituire la base per realizzazioni molto più realistiche, sempre se ne val la pena.

Lo scopo pratico è la realizzazione di piccoli banner come quello che si vede qui sotto, decisamente efficace, nel suo piccolo.




Questa la guida: volo di rondini

lunedì 18 aprile 2011

Destini di clan

4 febbraio 2009
Destini di clan.








Ci sono ricascato. Ho riguardato la tivù. Però ho guardato Blob, che è tra le poche cose che uno può guardare senza sentirsi del tutto demente. Se vi piace l'horror, però.

Beh, stasera c'era di tutto, il GF (grande effe) poi un po' di Amici (con la A maiuscola, neh?) poi ancora GF (Grande effe ... posso comprare una vocale? Tipo la A? che così mi viene Grande affa, e mi sento più intelligente?) poi un frammento di Matrix (forse) poi.. poi a un certo punto c'era un discorso di un ministro, quello che ha a che fare con le castagne, ma quelle con solo una erre, insomma, Lui (*)
Che ce l'aveva (ma te guarda la combinazione) coi clandestini e stava spiegando che con loro non va mica bene fare i buonisti, con loro ci vuole la cattiveria, ecco (le parole esatte col cavolo che me le ricordo).

E lì m'è venuta l'ispirazione.
Per un deterrente vero, mica le solite boiate (boiata da noi vuol dire roba di scarto).
Ora, avete presente le sigarette? Che c'hanno messo su un popo' (non in quel senso, dai, nel senso di un bel po') di consigli per i non acquisti: e che fanno male, e che fanno morire, e che rovinano la pelle, e che ti rendono impotente .. no quello non ancora, insomma un bel po' di roba tanto per scoraggiarti.
Bene, quella l'idea.

Mettiamo che si fa un referendum, magari ci mettiamo su anche un premio per chi la cucca giusta, e ci chiediamo, cioè, ce lo chiedono:

Rerefendum conoscitivo:
indicate il politico più orrido, spaventevole, abbominevole, ma schifoso proprio, neh?
E ci mettiamo un limite di non indicare più di 3 nomi, altrimenti le schede sarebbero troppo lunghe.

Alla fine viene fuori il nome giusto, che se fa schifo a noi, che ci siamo anche abituati, pensa agli altri, ed allora ci tappezziamo le strade, e la stessa roba la si fa in tivù e sui giornali, una campagna pubblicitaria a tappeto, con un messaggio di questo tipo:

sopra, la foto del vincitore (il politicus horribilis),
sotto la scritta, tutta capslock (che sarebbe la maiuscola):
NON CI VENIRE IN ITALIA: FA MALE. GUARDA COME TI RIDUCI SE VIENI QUI.

Secondo me funziona.
Io non è che ho smesso di fumare per via delle scritte sui pacchetti, ma se fossi un extra, col cavolo che ci vengo in Italia.

Che poi, se funziona, magari lo si mette anche sulle sigarette:
SE FUMI DIVENTI COSI'.

E' la volta che smetto.
Porcal'oca.
(*) I marroni, dalle mie parti, sono le castagne; sono anche altre cose (due in genere), ma meglio se ve lo lascio come pensierino della noche.

sabato 16 aprile 2011

Fuor di reality

3 febbraio 2009
fuor di reality.








Lo confesso. Guardo la tivù. Non di fisso, ma spesso.
E sarò sfortunato, ma mi capita sempre qualcosa che mi viene da pensarci su, che o mi stupisce o mi fa imbufalire.
E qui ve la conto.

Succede (ieri sera) che un conducente in un canale tipo fate-voi-che-tanto-sono-tutti-uguali-quasi si sia chiesto, e pareva proprio fra lo stupito e lo scandalizzato, come mai una hostes (assistente di volo) della nostra compagnia di bandiera, dopo aver manifestato per il fatto del contratto, dopo un paio di presenze in altre trasmissioni, sempre per via del contratto, si fosse anche presentata (ed accettata) alle selezioni per il GF (grande fratello, non quell'altra effe).

E sono domande che in genere si pongono col sorrisetto ironico tipo: ma-dai-che-lo-sappiamo-chi-vuoi-fregare? e che lasciano intendere proprio quello: ma-dai-che-lo-sappiamo-che-ci-stai-marciando.

E fin lì tutto lecito, no?
Solo che ci sono precedenti illustri.
Ne cito uno a caso?

Vi ricordate che sulle reti limitrofe, per un tot d'anni (e continua anche ora), abbiamo assistito alla trasformazione della terza carica dello stato da tailleur&foulard-e-mai-un-capello-fuori-posto
a conduttrice-punk-funk-horror-metallaro-osè-opinionista-chissà-cosa-ci-riserva-il-futuro?

Cioè, se l'esempio vien dall'alto perchè il conduttore si stupisce se poi qualcuno lo segue?
Cioè, se sei un'ex presidente della Camera te lo puoi permettere, altrimenti ti becchi il sorrisetto ironico?
Che poi la hostes (porella) si è limitata a partecipare alla selezione per un reality (che se l'hanno accettata mica l'ha deciso lei).
Che poi la hostes (porella) mica ha l'appannaggio ed i comfort dell'ex-carica, no?
Che poi la hostes (porella) dovrà pur guadagnarsi di che vivere e, con le tasse, di che continuare a contribuire a pagare l'appannaggio ed i comfort dell'ex-carica, no?

Che mica lo vieta la legge.
Di vivere, intendo.

Che poi il reality lo trasmettono proprio loro.
E che poi se un reality fosse una roba brutta, loro mica lo manderebbero in onda, no?
O si?

(Porre la domanda finale sfoderando un sorrisetto ironico).


P.S.: Ho scritto Hostes in quanto una sola è.
Se erano almeno due erano Hostess, almeno credo.
Farà l'hostess?

Porta A...perta

2 febbraio 2009
Porta A...perta.








Alla fine qualcuno l'ha ammesso. E neppure a denti stretti. Che più che un'ammissione sembrava un: grazie di esistere.

Che qualche dubbio non è che non ci avesse sfiorato, e neppure tanto di sguincio. Solo che quando ti vengono quei pensieri lì uno si dice anche: ma guarda che sei un malpensante, che sei diffidente, che sei il solito provinciale che non te ne va bene una, tanto peggio se è gratis.

Solo che questo non è mica gratis.
Ora ci arrivo, è che le premesse sono affascinanti. Sanno di corteggiamento. Tu la pigli alla larga e, dato che fai il furbo, ti senti anche quello che la sa lunga, che la sa prima, che-ora-ve-lo-dico-io-a-voi-che-non-la-sapete-mica, un giochino che uno lo tirerebbe per ore, che tanto non è mica complicato, basta non dire, accennare, una toccata e fuga ogni tanto, un lavorar di fioretto che il Cyrano se lo scorda.

Insomma, un ministro (donna, ma dire ministra mi sa di minestra sinistra) glielo dice: questo è il salotto più ambìto d'Italia, le sono grata di avermi invitata, che chi non passa da qui non conta un tubo (questo il senso, non le parole).

Cioè grata a chi? Al conduttore?
Ma lo paga solo lui il canone, cioè tutti i canoni che noi ci si smazza li paga tutti lui?
E glielo dice proprio in questo periodo che ad ogni ingresso e uscita di trasmissione ci martellano col paga il canone?
Mica dicono: rammentiamo al conduttore di PortaaPorta che sono in scadenza i canoni degli italiani tutti?
E no, quelli lì lo dicono a noi.
E lei ringrazia lui.

Che lui, poi, mica si sente in dovere di dire macchè io, io faccio il mio lavoro e se lo faccio bene i teleutenti (che messa così mi sembra una diversa-abilità tipo nonudenti) guardano il programma.
Sono loro (cioè noi) che dobbiamo ringraziare: io (lui) perchè porto (aporta) a casa la pagnotta, voi (loro) perchè pure.
No, lui dice grazie (e meno male che non ha detto prego).

La cosa triste è che a me non ha dato fastidio il fatto che i due rami del parlamento abbiano traslocato in Rai, e che un giornalista (non eletto) abbia assunto il potere di decidere chi conta e chi no fra coloro che abbiamo eletto. Quello è quasi normale nell'era del regno dei media.

Mi ha dato fastidio quel grazie.
Sono grave?
Sarò malato?
Non è che a forza di spifferi ... forse quella porta lì meglio che qualcuno la chiuda?

giovedì 14 aprile 2011

Una rotonda ... sul corso

30 gennaio 2009
Una rotonda ... sul corso.








Non è che lo guardo tutti i giorni. Diciamo che a quell'ora, aspettando il tiggì, fra il prepare tavola, cercare di mettere un po' di ordine in cucina, sistemare un po' di differenziata per la mattina dopo, ed altre piacevolezze, fra una parola e l'altra uno butta l'orecchio anche alla tivù, e succede che una frase, anche minima, ti resta in testa, tipo quel motivetto che non sai come ci sia arrivato, ma te lo canticchi tutto il giorno, a volte anche a mezza voce, che la gente ti guarda come un fesso e mica le puoi dare torto, che almeno fosse musica decente, no, sempre dududu dadada, ma ti resta lì appiccicato come ti avesse scelto proprio lui, proprio quel giorno lì, tipo l'unto del signore, che o quel giorno o mai più. E hai voglia di cambiare canale.
No, se poco poco ti distrai eccolo che rispunta; non ti ricordi manco le parole e ti vengono per la mente strane frasi senza senso che ti viene anche da ridere, e se ridi per strada, da solo, la figura del fesso è grasso che cola.

Non mi ricordo cosa stavo dicendo ... ah, si, del tivù. Ora succede che una concorrente (mai capito se vanno a favore di onda, se hanno l'elettricità incorporata o se solo corrono con gli altri, boh) che fa anche la vigile a Torino, ad una domanda tipo dove abita? Cosa fa? ed uno ad una vigile gli chiede anche: e il traffico com'è? lei risponde: troppe rotonde.

L'avrei baciata, se solo ci fossi stato attento.
Mi è venuto in mente solo dopo il fatto delle rotonde.

Ora io non ho nulla contro le rotonde. Ma quelle italiane, quelle di una volta, non quelle francesi che tu ci arrivi dopo che hai dato precedenza a destra per chilometri e lì, di botto, cambia tutto: precedenza a sinistra.

Mi spiego meglio. Pigliamo piazza Robilant, a Torino, quella bella grandicella, che in mezzo c'è un parchetto, tondo, e intorno c'è la strada, tonda, e su quella strada ci confluiscono un corso e due altre strade.

Per anni tu arrivavi lì, mettiamo dal corso, che avevi anche precedenza lungo tutta la strada, e per pigliare il proseguimento del corso ti dovevi fare mezza rotonda. Ci arrivavi ed entravi, avevi precedenza, sulla rotonda tutti ti arrivano da sinistra. Chiarissimo.

Ora tu arrivi lì e ti devi fermare, dato che quelli che sono già sulla rotonda hanno precedenza. Insomma il primo che la cucca ci può passare la giornata andando in tondo, che nessuno lo può ostacolare.
Mettiamo che ci si mette d'accordo in sei o sette, ci infiliamo sulla rotonda e per tutto il giorno ci giriamo dentro, tipo giostra, magari anche telefonando a qualcuno ogni tanto, e tutto il resto della città che sta ferma a guardare noi gadan che, porca l'oca, abbiamo la precedenza, neh?
A vita.
O almeno finchè c'è benzina.

Ora il fatto della rotonda ce lo spiegano con il risparmio sui semafori. Che di per sè niente male, meno si spende meglio è. Però in piazza Robilant non c'era mica il semaforo, mai stato, e ci si marciava alla grande.
E senza dossetti.
Che non è quel Dossetti lì, sono quelle barriere architettoniche (scocciature) che mettono ogni tanto per farti rallentare, che se non sai che ci sono ti sdereni la marmitta e finisce che la rotonda diventa una giostra a calcinculo, che di sicuro la tamponata te la cucchi.

Ora c'è la rotonda, in piazza Robilant, coi dossetti (che continuano a non essere quel Dossetti lì) che non solo, una volta che ti sei infilato, hai precedenza, ma ci devi anche andare adagio, così dal corso ci mettono ancora più tempo ad infilarcisi.

Le rotonde meglio al mare.

Io personalmente di rotonde ne ho due.
Stracolme.
Una piena e l'altra che versa.

Bufala Bill

29 gennaio 2009
Bufala Bill.








Che se non sei italiano non la capisci. Cioè, non che noi la si capisca, noi la si sopporta.
Capita che la tivù nazionale un bel (bel?) giorno dell'ultimo ventennio (ventennio mi fa venire in mente qualcosa, che ora proprio mi sfugge, magari poi mi verrà in mente) uno dei due pretendenti (volevo scrivere aspiranti, ma mi sono autocensurato, non si sa mai, che poi dice che li calunnio per chissà quali attività  aspiratorie) alla presidenza del Consiglio venga fatto accomodare sul trono (la MariaDeFilippi docet) e poi invitato ad esibirsi in un esercizio di bella calligrafia: la firma del contratto con noi, con gli italiani.

La gag gli serve, eccome. Et voilà: eletto (all'inizio, poi ho letto da qualche parte che l'hanno anche unto, ma non in piemonte, che da noi ungere è un'altra roba, sa più di botte che d'olio).

Gli italiani, dato che le farse (quelle teatrali) non le fanno più in tivù, ci credono, quasi c'avessero messo anche la loro di firma.

Ora succede che un italiano gli ha fatto causa. Non alla tivù, al firmatario. Sostiene che quel contratto non è stato rispettato e rivuole indietro i danni, e anche i danè.

La roba, nel senso della causa, dura poco meno di un ventennio (che già sa di miracolo), ma il cittadino qualunque la roba, sempre nel senso della causa, la perde. La motivazione? Facile facile: il contratto non era un contratto, non rispettava le modalità per esserlo (lo scrivo che si capisca, neh?), era solo una gag, una roba per finta, una bufala, ecco.
Quindi ha dovuto pagare: 7.500 euro per spese processuali e 500 euro alla bufala, pardon, al cavallo, pardon al cavaliere.

Ora non che io ci sia cascato, nel senso che non me ne poteva fregare di meno del contratto, ma tanto per mettermi dalla parte di quei tanti che l'hanno bevuta mi vien da ridere a pensare che abbiamo (hanno) votato per o contro una bufala.

Fuor di battuta e scherzi a parte (ellamadosca, finisce che lo cito a prescindere): ma che paese sarà mai quello i cui abitanti danno per scontato che una promessa elettorale non sia una bubbola? Che uno possa spararle senza poi doverle pagare?
E non in termini elettorali, pagarle proprio?
Cioè, se io dico una bestialità, anche solo ad un esame, mica mi promuovono. Un bel dire che stavo scherzando. E noi neppure si scherzava. Era un'elezione, mica zelig.

Magari tutti i comizi venissero registrati (costa meno delle intercettazioni) e tutto quello che viene detto fosse sottoposto ad un esame dettagliato: hai promesso mari? bocciato, ora paga. Hai promesso monti? bocciato, ora paga. Ne hai promessi tre di monti? strabocciato, strapaga.
Faremmo il pareggio di bilancio alla grande.

Ora però devo spiegare che c'entra il Buffalo Bill.
Beh, il Bill, per cavalcare cavalcava.
Con tanto di vespa .. ops, mosca cavallina al seguito.

Tèrmini che scòttano

27 gennaio 2009
Tèrmini che scòttano.








Ora uno capisce benissimo che non tutti sono tenuti a sapere di tutto (io di mio so poco di niente).
Specialmente quando si fa il conduttore, che un conduttore mica ha tempo da perdere, deve guardare indove va. E guai se gli parlano: espressamente vietato parlarci, provarci, concupircisi (si dirà così?) e magari anche limonarcisi.
Solo che càpitano strane cose a tivulandia (dico tivu per non partire dalla lettera "b" e se questa non la capite non mi va di spiegarvela).

Capita che al millionaire (che ormai è ridotto a livello di elemosina, avete notato quanto ci risparmiano con la nuova formula? prima ogni sera ci smenavano minimo un 10.000 euro, e spesso erano 30.000. Ora con 3.000 se la cavano una serata su cinque.
Che a farci la media, mettiamo che prima in une semaine, una settimana, gli partivano un 120.000 euri, ora la sfangano con un 30.000 euro, che in un mese fanno una differenza di 360.000 ed in un anno sono 3.960.000 euro, tolto agosto) dicevo càpita che lì uno debba citare il Manzoni.
Ma non per danni.
E non l'Adelchi, che sarebbe una roba di nicchia e neppure i Promessi, che sarebbe boia (la fatica), macchè, il 5 maggio. Si, quello, quello dell'Ei fu.

Ora se c'è una roba che proprio non mi è mai piaciuta sono le poesie del Manzoni (odi-o appunto), vuoi che te le fanno studiare a memoria, vuoi che non sono poesie ma una bella prova di tecnica linguistica, ammirevole vista la fatica di mettere insieme una fila di sillabe, con tanto di metrica e di ritmo e (a volte) di rima che manco il Bartezzaghi, e il tutto con pure un significato, insomma un 3 x 2.

Bon, la domanda era questa:
il 5 maggio inizia con due parole: Ei fu.
Con quali due parole finisce?
E ci sono le 4 opzioni, tra le quali quella giusta.

Ve la dico o la sapete? Beh, io per arrivarci prima che le mostrassero mi sono ripassato l'ultima sestina, che ve la risparmio, e arrivo all'ultimo verso: accanto a Lui poso'.
Ora il tipo che doveva rispondere c'ha preso.
Non la sapeva, dice che a scuola le poesie non le mandano più a memoria, ma l'ha cuccata: e risponde: Lui posò.

E il conduttore, tanto per tener su la tensione, non è che gli dice: giusto! che se la cavava alla grande, no, lui per contratto deve tirare per le lunghe e gli passano da leggere la strofa conclusiva, che altrimenti gli parte il vuoto prima del tiggì, ed il conduttore ci deve stare attento a non sforare ma anche a non arrivare in anticipo, che se fosse un pulmann io sarei contento che arrivasse in anticipo, ma visto che ... mi sa che mi sono perso.

Daccapo. Il conduttore attacca:

Tu dalle stanche ceneri
sperdi ogni rìa parola
il Dio che atterra e suscita
che affanna e che consola

E fin qui tutto bene, che a quel punto mi immagino mezza Italia (che l'altra mezza sta a vedere l'altra boiata) col boccone a mezza via, a rischio che gli va di traverso, ma bisogna 'rivare primi, senno' che figura ci si fa con la famiglia? che spara:
sulla deserta còltrice ...
con un bell'accento sulla o, che còltrice oltre che da materasso, fa metrica e fa anche ritmo, insomma fa il suo lavoro quella "o" accentata ...

... ed il conduttore?

Lui no: lui ineffabile declama:
sulla deserta coltrìce ...
Si, coltrìce, accento sulla i, come nutrìce, beatrìce, trebbiatrìce, coltivatrìce.
Che se era fòrbice ci pigliava.
E ci mette anche la sospensione, con la voce che sale su su, su quel trì.

Sarà che della còltrice non ha còlto il senso?
Pòrello, sdrucciòlato su una sdrucciòla.

martedì 12 aprile 2011

Viva l'av(Ventura)

20 gennaio 2009
Viva l'av(Ventura).








Ci sono arrivato. In ritardo, ma ci sono arrivato. Era ora. Capirlo mica facile, ma dai e dai, con la testa quadra che mi ritrovo sto sul punto.
Nel senso che ce l'ho la soluzione.
Di che cosa?
Ma di quella esclamazione-implorazione-invocazione che va in onda per quasi tutto l'anno in tivù, con una concentrazione micidiale quando mandano in onda l'isola.
Che mandare in onda un'isola sembrerebbe roba da tsunami, a ben pensarci, ma questo è un falso problema: basta ignorarla.
Tornando all'urlo (notato che urlo e url hanno somiglianze preoccupanti?), l'urlo straziante è:

Simoooooooooooonaaaaaaaaaaaaa.

Tutto l'anno, ellamadosca.

Occhi spiritati, tremito convulso delle membra, labbroni che se non toccano terra (quello di sotto) poco ci manca, narici tipo mantice, pulsazioni alla nitro ed un frullare di mani tese (o giunte) che fa tenerezza. Orribile.

Se per caso ti sbatti su un canale RAI in quel periodo, e se non sei veloce di telecomando, nove su dieci che ti becchi quell'urlo lì:

Simooooooooooooooonaaaaaaaaaa.

Che per quasi un anno mica l'avevo capita.
Ora si.
E ve la dico, ma sottovoce, che scommetto ne avete anche voi le tasche stracolme.

Xe veneto, ciò (è veneto, neh) ed è un'invocazione-richiesta-ma-urgente-urgente:

Si, Monaaaaaaaaaaaaaaaaa.

Condivisibile, ma boiafauss, metteteci i sottotitoli. E le virgole.

Santo subito

5 gennaio 2009
Santo subito.








Lo si sente, ogni tanto, specie la domenica al tiggì.
La moltitudine dei fedeli, riunita (e pigiata) in una piazza a piacimento, che fa la ola verso qualche balcone o finestra o pertugio, coreggiando (sarebbe facendo il coro, non quello che avete pensato) quel "santo subitooooo" che mette i brividi

Siamo alla santificazione di piazza. Vox populi, appunto.
Qui va ancora bene che vogliono far santo qualcuno che così poi c'è anche la festa, non che gli vogliono fare la festa, cioè, si gli vogliono far la festa e fargli festa, senza fargliela, però, la festa.
Un bel casotto, no? Ancora bene, dicevo, che se decidono per il rogo e chi li ferma più?
Vox populi, ri-appunto.

Che poi pare che una persona dabbene, se non ha il certificato in saccoccia non sia che un mascalzone.
Qui conta il pezzo di carta, ellamadosca, mica storie.
Mica ti puoi presentare a San Pietro senza il certificato, e ti pare che lassù abbiano tempo da perdere a vedere cosa hai combinato? Macchè, una bella santificazione corale, con tanto di bollo ed uno fila dritto in paradais meglio di Nembo Kid.

Fra l'altro sta storia del santo subito mi sa di sei politico, non nel senso del verbo ma del voto.
Ci siamo inventati la santificazione politica, con un bello scavalcamento ventrale (che è tutta roba di pancia quella lì, mica di testa) delle fasi preliminari, esami compresi, inclusa la tesi, che sarebbe la beatificazione.
Santo subito e bon. Vivo o morto che sia.

Frega un cazzo se poi fa casotti (o li ha fatti) e magari non era mica santo.
Toglieteci tutto, i soldi, la libertà, la speranza, la voglia di vivere, l'incapacità di vergognarci, le buone letture e un po' di silenzio ogni tanto (detti in ordine sparso), ma la santificazione per urlata di piazza no, quella ci spetta di diritto (e anche di rovescio se ci gira, e che accidenti d'un boia fauss).

Personalmente io ho un sacro (per stare in tema) terrore delle piazze ricolme.
Che mi stava scappando "ripiene", ma è che ho fame.

Mi danno un senso di impotenza che hai voglia a darci di viagra.
Fior di psicologi (ma vivono nei vivai?) ci hanno spiegato la sindrome da ammucchiata, che in gruppo si tende a livellarsi verso il basso, che l'intelligenza (e la moralità) media di una folla rasenta quella del topo di fogna, insomma, da evitare. Massa critica.
E io dovrei fidarmi del giudizio di una tal congrega e pensare che possa scegliere chi far santo e chi no?

Proporrei una cosa: Tutti i santi subito vanno desantificati.
Il resto, tutti gli altri, tutti santi.
Santi e salvi.

lunedì 11 aprile 2011

Niente applausi, plis

2 gennaio 2009
Niente applausi, plis








Non so come sia cominciato. Non so neppure come si sia diffuso, forse per imitazione, magari visto in tivù ed è subito moda. Fatto sta che adesso, se manca, non sembra neppure un funerale.
La prima volta che ci ho fatto caso, e credo fosse proprio la prima volta che vedevo 'sta roba, ci sono rimasto di sasso, che significa proprio stupito-stupito.

E dire che ormai lo stupore è un lusso che non so più dove stia di casa, così abituato a sentire tutto di tutto, il peggio del peggio.

Poi non è che non ci abbia dormito, quella notte, ma insomma qualche pensiero mi è venuto, al punto che nei giorni successivi mi sono anche informato:

ma da dove nasce sta roba?
Ma chi è che ha fatto sta pensata qui?
Ma a te che ti sembra, mica tanto fine, neh?
Ma poi io me l'immagino che cosa uno puo' pensare, che siano contenti? Che era ora che si togliesse dai ciap? (dai ciap = dalle scatole, ma non proprio, sarebbero il lato B), che nessuno ne poteva più?
Ma la moglie, i figli, i parenti, ma loro chissà se sono d'accordo.
Ma non è che lo fanno per sfottere? No dai, lo fanno anche a quelli ufficiali, anzi, lì pare che ci vadano dei professionisti, sai? tipo quelli in tivù, che vanno a cartello.
Ma vuoi dire che anche lì ci sono i cartelli?
No, lì automatico, quando esce il feretro.
Ma vuoi dire che gli scatta la molla e loro partono a manetta?
Si, tipo con gli sposi che appena spuntano sul sagrato gli tirano il riso.
Si, vabè, ma quella altra roba, lì lo capisco è una festa.
Si, però mi pare che da certe parti, a niuorlins credo, ci vadano suonando roba allegra, ma lì ...
Ma anche da noi la banda, se è gente che può o se è un politico, ma suonano da morto.
Ma non è che pensano di svegliarlo, che lui ora esce fuori e ringrazia?
Si si, come no, poi magari gli chiedono anche il bis.

Mmm... mica male, come idea, quella del bis, sai?
Magari farebbe anche tendenza.
Ecco, bravo, non lo dire in giro, mi raccomando, che non si sa mai ...

Un tempo, non so ora, i suicidi venivano sepolti fuori dal camposanto, dato che per la Chiesa erano mancati non in grazia di Dio.
Non è che se ad uno manca quella roba lo buttano a mare, e ciao ninèta?


Ah, di cosa parlavo? Ma degli applausi.
Ai funerali.

A farla corta

30 dicembre 2008
A farla corta.








Lo sanno anche sui bricchi.
Nel senso che la usano, sta parola.
Sui bricchi non c'è mica l'aia, c'è la cort (pronuncia curt) il cortile. Ora non so voi, ma a me è capitato che a scuola l'inno di Mameli me l'hanno anche insegnato.
E spiegato.
Che se non te lo spiegano, alle elementari puoi non capirci granchè, e magari pensare che desta sia un tè d'estate (il destatè) o che l'elmo di Scipio sia un copricapo particolare del Gundam.
Ora l'inno, con tutto che dicono non sia granchè, quando lo sento cantare, che ci canto dietro anche io, magari solo sottovoce, a me vengono i lucciconi.
Sarà l'età.
Da un po' di tempo provo altre emozioni. Mi ci imbufalisco al punto che spengo il tivù. Ed ora spiego il perchè. Tutto bene fino al cambio di tono sulla seconda strofa. Quella che comincia con:

Stringiamci a ....

Ora lo so che strimgiamci non si usa mica tanto, sarebbe stringiamoci, ma se la metrica nol consente, essendo il verso un senario (sei sillabe) e dato che stringiamoci a ne porta via già quattro (strin-gia-mo-cia *), mentre stringiamci a ne vale solo tre (strin-giam-cia), bisognerà che stringiamo quello stringiamoci, ecco.
Ora mi direte: che c'entra la metrica? C'entra, si. Facciamo sei meno tre, ne restano tre per finire il verso. Se faccio sei meno quattro, ne rimangono solo due. E con due sillabe coorte non ci sta: co-or-te: tre sillabe.
E loro (quelli che lo cantano a squarciagola in tivù) quelli non dicono stringiamci a, urlano stringiamoci a. E quindi si spiega il corte, che è più corto di una sillaba rispetto a coorte: cor-te.
Quindi la cantatina diventa: stringiamoci a corte.
Che invece è stringiamci a coorte.
Io però mi rifiuto di pensare che quelli che la cantano stiano pensando al cortile, dai. Quelli pensano alla corte, quella del Re insomma. Ora con tutto che la monarchia in italia c'è anche stata, mi rifiuto anche qui di pensare che quelli che la urlano negli stadi credano che il Mameli si riferisse alla corte dei Savoia. Il Mameli era un garibaldino, mica un monarchico: lui ha scritto COORTE. Che sarebbe (è stata) un'unità tattica dell'esercito romano. Presenti le coorti di legionari che se la smazzavano in Francia (allora Gallia)?
Ed il senso è: stringiamoci, raggruppiamoci in formazione e prepariamoci alla pugna (al combattimento), siamo una coorte ed un manipolo di italiani con las bolas, tant'è che siamo pronti a morire.
Ora lascio in pace gli urlatori nel cortile e mi viene in mente una riflessione depri..mente.
Non è che, visti i tempi e l'andazzo culturalpopolare, basta che lo cantino, e chissenefrega di quello che cantano?
Non è che, visto che le parole hanno perso di significato, se una roba è appena decente diventa mitica,
se (speriamo mai più) in un incidente ne muoiono due è subito strage, se uno ne ha bevuto mezzo di troppo da allegrotto diventa sbronzo perso, e se uno va sull'isola torna da eroe?
Cioè, allora, perchè non la belagigugin? Sull'aria del Mameli?
Che sarebbe anche più allegra, dai.
P:S.: quelli che la cantano, secondo me, non hanno mica pensato a starci in sei sillabe in quel verso lì. Sono convinti di stringersi a corte, nel cortile. Magari grande. Magari come un campo di calcio.



* Noticina superflua, ma visto che ci sono: nella conta delle sillabe due vocali vicine, anche di due parole, si fondono in una sola sillaba (fanno dittongo) mentre le due o di coorte (iato) restano separate.
Proprio per distinguere corte da coorte.

mercoledì 23 febbraio 2011

Ombre

















Il problema delle ombre

Sempre che sia un problema.
Che, fateci caso, un'ombra piazzata al punto giusto rende l'immagine meno piatta e quindi più realistica.
Ed allora il trattatello sulle ombre non poteva mancare.
Ma ne parlo solo dal punto di vista della posizione, non del colore, intensità etc.

Data una sorgente di luce ed un oggetto che si trovi tra la sorgente ed un piano (o altro oggetto), su quest'ultimo si creerà una zona priva di luce che corrisponde alla sagoma dell'oggetto intermedio ma con una dimensione variabile a seconda della distanza dell'oggetto rispetto e alla sorgente della luce e al piano.
Che detta così non si capisce poi molto.
Ma ricorrendo ad un esempio animato si capisce al volo ...
... il seguito lo si trova su: Ombre

mercoledì 19 gennaio 2011

Falso morphing













Falso morphing.
Per caso ho visto un titolo su di una rivista. Decisamente grazioso: si basava sulla differenza dei corpi del carattere: la prima lettera era sottilissima (credo un chiarissimo), la seconda più spessa, e così via fino ad un neretto notevole.

E mi son detto che valeva la pena di provarci, ma facendone qualcosa di differente.
E soprattutto usando solo il bordino, come un filo di ferro, per intenderci.
Questa guida è il qualcosa di differente: Fil-de-fer

lunedì 3 gennaio 2011

Ombra non ombra















Ombra non ombra.
E' un po' che non scrivo una guida.
Intanto ero occupato altrove su cose tutte in flash, ed io flash lo conosco appena e quindi l'occupazione era di quelle a vita.
Poi (e questa è la verità) non avevo idee.

Questa guida non è il massimo come risultato di un ponza ponza ponza, senza ovviamente riferimento all'isola, ma almeno ha il pregio di mostrare un trucchetto niente male, utile sourtout, soprattutto, per illustrazioni e roba stillaif.

In buona sostanza (mi piace usare modi di dire che sanno di "studiato", uno fa sempre la sua porca figura senza neppur tanto sforzo, vero?) si tratta del trucco dell'ombra da sola.
Per chi ha visto il fumetto Disney di Peter Pan è facile capire di cosa sto parlando. L'ombra senza il corpo che la determina.

Quando c'ho pensato ho anche pensato che sarebbe stato sadicissimo ed appagante non spiegare il trucco, o magari tirare alla lunga prima di dirlo, insomma far sospirare la soluzione ad libitum (altra fraseologia "acculturata" che fa sempre il suo porco effetto, che è parente di secondo grado della porca figura di prima).
Poi mi son detto che se tiravo troppo la corda nessuno si sarebbe sognato di allentarla, e così ecco la guida.

Magari per gradi, assunti sempre rigorosamente accostati ai pasti (che dire: durante i pasti è banale), chè a stomaco vuoto l'alcool
fa male, almeno così dicono.

Si va, dai, che come premessa è più lunga della Messa: Ombra