giovedì 14 aprile 2011

Tèrmini che scòttano

27 gennaio 2009
Tèrmini che scòttano.








Ora uno capisce benissimo che non tutti sono tenuti a sapere di tutto (io di mio so poco di niente).
Specialmente quando si fa il conduttore, che un conduttore mica ha tempo da perdere, deve guardare indove va. E guai se gli parlano: espressamente vietato parlarci, provarci, concupircisi (si dirà così?) e magari anche limonarcisi.
Solo che càpitano strane cose a tivulandia (dico tivu per non partire dalla lettera "b" e se questa non la capite non mi va di spiegarvela).

Capita che al millionaire (che ormai è ridotto a livello di elemosina, avete notato quanto ci risparmiano con la nuova formula? prima ogni sera ci smenavano minimo un 10.000 euro, e spesso erano 30.000. Ora con 3.000 se la cavano una serata su cinque.
Che a farci la media, mettiamo che prima in une semaine, una settimana, gli partivano un 120.000 euri, ora la sfangano con un 30.000 euro, che in un mese fanno una differenza di 360.000 ed in un anno sono 3.960.000 euro, tolto agosto) dicevo càpita che lì uno debba citare il Manzoni.
Ma non per danni.
E non l'Adelchi, che sarebbe una roba di nicchia e neppure i Promessi, che sarebbe boia (la fatica), macchè, il 5 maggio. Si, quello, quello dell'Ei fu.

Ora se c'è una roba che proprio non mi è mai piaciuta sono le poesie del Manzoni (odi-o appunto), vuoi che te le fanno studiare a memoria, vuoi che non sono poesie ma una bella prova di tecnica linguistica, ammirevole vista la fatica di mettere insieme una fila di sillabe, con tanto di metrica e di ritmo e (a volte) di rima che manco il Bartezzaghi, e il tutto con pure un significato, insomma un 3 x 2.

Bon, la domanda era questa:
il 5 maggio inizia con due parole: Ei fu.
Con quali due parole finisce?
E ci sono le 4 opzioni, tra le quali quella giusta.

Ve la dico o la sapete? Beh, io per arrivarci prima che le mostrassero mi sono ripassato l'ultima sestina, che ve la risparmio, e arrivo all'ultimo verso: accanto a Lui poso'.
Ora il tipo che doveva rispondere c'ha preso.
Non la sapeva, dice che a scuola le poesie non le mandano più a memoria, ma l'ha cuccata: e risponde: Lui posò.

E il conduttore, tanto per tener su la tensione, non è che gli dice: giusto! che se la cavava alla grande, no, lui per contratto deve tirare per le lunghe e gli passano da leggere la strofa conclusiva, che altrimenti gli parte il vuoto prima del tiggì, ed il conduttore ci deve stare attento a non sforare ma anche a non arrivare in anticipo, che se fosse un pulmann io sarei contento che arrivasse in anticipo, ma visto che ... mi sa che mi sono perso.

Daccapo. Il conduttore attacca:

Tu dalle stanche ceneri
sperdi ogni rìa parola
il Dio che atterra e suscita
che affanna e che consola

E fin qui tutto bene, che a quel punto mi immagino mezza Italia (che l'altra mezza sta a vedere l'altra boiata) col boccone a mezza via, a rischio che gli va di traverso, ma bisogna 'rivare primi, senno' che figura ci si fa con la famiglia? che spara:
sulla deserta còltrice ...
con un bell'accento sulla o, che còltrice oltre che da materasso, fa metrica e fa anche ritmo, insomma fa il suo lavoro quella "o" accentata ...

... ed il conduttore?

Lui no: lui ineffabile declama:
sulla deserta coltrìce ...
Si, coltrìce, accento sulla i, come nutrìce, beatrìce, trebbiatrìce, coltivatrìce.
Che se era fòrbice ci pigliava.
E ci mette anche la sospensione, con la voce che sale su su, su quel trì.

Sarà che della còltrice non ha còlto il senso?
Pòrello, sdrucciòlato su una sdrucciòla.

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